domenica 12 giugno 2011

L'alta tecnologia e l'auto del futuro

L' auto ha accettato la sfida. La tecnologia per rendere la guida più facile e sicura, evitare gli ingorghi, trovare parcheggio inizia a farsi vedere su molti modelli di serie, oltre che sui prototipi di ricerca o da esposizione. Mentre tutti ribadiscono che l' auto non potrà mai guidare completamente da sola, a guardare i sistemi elettronici appena arrivati a bordo si direbbe esattamente il contrario.
Il veicolo diventa capace di scrutare l' esterno e capire le condizioni di traffico, individua addirittura la disponibilità di spazi di sosta e sa ormai compiere la manovra di parcheggio senza alcun intervento da parte di chi è al volante.
Senza contare che conosce le strade, avendo reso obsoleta ogni cartina stradale con l' avvento del navigatore, e si sa orientare alla perfezione grazie al sistema Gps. Manca poco, pochissimo alla possibilità tecnica della guida automatica vera e propria. Chi non ama i "cruise control", cioè i sistemi di impostazione della velocità di crociera, probabilmente cambierà presto idea. Il difetto maggiore della tecnologia fin qui sul mercato infatti, è il rischio di far avvicinare troppo l' auto a chi precede, specialmente in condizioni di traffico intenso e andamento a singhiozzo. Con la nuova generazione dei "cruise control" adattativi, dotati di radar, il guidatore imposta la velocità alla quale vuole andare «se possibile», cioè se la strada è sgombra, e la vettura è in grado di valutare la situazione di traffico che la circonda. Quando può, l' auto mantiene la velocità impostata, quando invece il veicolo che precede è più lento, la adatta, rallenta e mantiene la dovuta distanza. Se chi è davanti accelera o rientra su un' altra corsia, l' auto riaccelera, riprendendo la velocità impostata. Fino a poco tempo fa era un sistema che si poteva provare soltanto in pista, nei centri di prova delle case. Oggi basta salire a bordo di una Bmw, di una Lexus o di una Honda per vederlo funzionare in maniera sorprendentemente efficace. Stupore ancora maggiore suscita la funzione di parcheggio automatico, l' altra grande dimostrazione di parziale guida automatica già entrata a listino in Italia. Il sistema figura tra le dotazioni della Toyota Prius, come componente del pacchetto che comprende navigatore satellitare e videocamera di aiuto alla retromarcia. Il pulsante di parcheggio automatico fa rimanere letteralmente a bocca aperta passeggeri e passanti. Si oltrepassa leggermente un posto di parcheggio disponibile, ampio quanto basta per le dimensioni dell' auto, si inserisce la retromarcia e si punta il parcheggioobiettivo agendo sullo schermo touch screen al centro del cruscotto. Grazie a delle frecce ed a un rettangolo virtuale sovrapposto all' immagine ripresa dalla videocamera posteriore si arriva nel posto desiderato con pochi semplici tocchi sullo schermo centrale. Il resto è una sorta di minishow urbano, perché basta dosare la velocità agendo esclusivamente col piede destro sul freno ed a braccia conserte si assiste dal posto di guida ad una manovra perfetta. Che l' auto esegue da sola, senza bisogno di alcuna correzione da parte del conducente. Il sistema, ulteriormente migliorato, è in arrivo anche sull' ammiraglia Lexus LS 460 e sulla sua successiva versione ibrida Ls 600. Il parcheggio automatico è dotato in questo caso addirittura di una funzione di ricerca del posto libero, realizzata grazie a sensori a ultrasuoni integrati nel paraurti anteriore che scandagliano la strada segnalando in anticipo al conducente il posto appropriato alla vettura. Da lì in poi, chi è alla guida si rilassa. E l' auto fa tutto da sola. La frontiera successiva è quella dell' auto multimediale.
Non nella versione che sembrava proporsi all' inizio degli anni Duemila, quando in molti avevano profetizzato che il veicolo sarebbe diventato un gigantesco strumento elettronico. Ma in chiave attuale, con l' auto che si dimostra capace di integrare e sfruttare le potenzialità di elettronica e multimedialità già presenti nelle nostre tasche grazie a telefonini, palmari, computer portatili, iPod. Non si parla più di telefono di bordo o computer di bordo, ma dell' automobile come "piattaforma", capace di riconoscere, ospitare e far funzionare le apparecchiature che vi vengono portate dall' esterno. L' integrazione è la nuova sfida. E la partita è tanto ghiotta che all' ultimo Salone di Detroit si è scomodato Bill Gates in persona per presentare l' ingresso di Microsoft nell' operazione, grazie ad un accordo con la Ford, che offrirà sui propri modelli uno specifico prodotto del gigante informatico iniziando dagli Usa. Microsoft Automotive farà proprio della capacità di integrazione delle diverse apparecchiature elettroniche portatili, che salgono a bordo nella tasca o nella borsa dei rispettivi utilizzatori, il proprio business. Ma l' auto cambia anche dove non te l' aspetti. C' è un microchip nel futuro di ogni pneumatico, capace di inviare al computer di bordo dati importantissimi per la sicurezza, la riduzione dei consumi ed il comfort direttamente dalle ruote. La faccenda è estremamente complessa dal punto di vista tecnologico, perché prevede che un apparecchio elettronico venga immerso direttamente nella mescola della gomma. Ci stanno lavorando i più avanzati costruttori del mondo, da Goodyear, a Michelin e Pirelli. Con la ricerca italiana in prima fila. Il futuro della sicurezza poi, si chiama sguardo artificiale. Il vero cambiamento arriverà dagli occhi elettronici, tappa finale dell' evoluzione cibernetica dell' automobile.
Quello che rivoluzionerà definitivamente il veicolo sarà una nuova, sorprendente "capacità sensoriale". Rainer Kallembach, responsabile del settore assistenza alla guida della Robert Bosch, gigante tedesco dell' elettronica automobilistica, lo afferma con convinzione: «La tecnologia chiave è quella relativa all' acquisizione delle immagini, tutti i telefoni cellulari hanno già oggi una videocamera, la stessa cosa accadrà presto per le auto. Le videocamere saranno i veri e propri occhi della macchina di domani». L' auto che sa guardarsi attorno, riconoscere i segnali, percepire il pericolo ed avvertire il conducente per tempo, quindi. Sul tema in Germania è nato il consorzio Invent, che unisce nell' intento aziende del calibro di Bosch, Siemens, Audi, Bmw, DaimlerChrysler e molte altre. Nel suo ambito si lavora come se la mobilità fosse già all' anno 2020 e l' auto potesse già vedere, parlare, interpretare. E guidare da sola, anche se nessuno osa affermarlo.

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